“Questa povera gente ha solo il mare, aiutiamola”
L’oncologo: “Sono stanco di curare malati di tumore giovani. Tra Ilva e Cerano, il Salento ha già pagato un prezzo troppo alto.
La marcia dei comitati no tap e no fossil, organizzata prima di incontrare in piazza Grillo, sembra quasi una processione laica. Parte dal lungomare di San Foca. Profumo di mare.
Si snoda attraverso una stradina di campagna, la via vicinale San Niceta, tra ulivi secolari e macchia mediterranea. Profumo di mirto.
E’ la voglia di presidiare il territorio, proprio lungo il tracciato che percorrerebbe il gasdotto se dovesse essere realizzato. Sfilano, giovani e anziani, famiglie con i bambini e molti, molti professionisti. Sono arrivati pullman da Foggia, Taranto, Gioia del Colle, Bari, Terlizzi e Brindisi. La questione Tap non è piombata addosso solo sul Comune di Melendugno, cui appartiene la spiaggia dell’approdo, ma su tutta la Puglia.
“E’ stato scelto questo sito proprio perché incontaminato” spiega l’ingegnere Alessandro Manuelli di Alessandria, che ha lavorato in tutta Europa e ha comprato a San Foca la casa dove viverci per sempre, attratto alla bellezza dei luoghi dove da anni sventola la Bandiera Blu del Fondo sociale europeo per l’ambiente e le Cinque vele di Legambiente. “Sono nato in un paese fortemente industrializzato in provincia di Alessandria. Adesso rischio di ritrovarmi con un gasdotto a poche centinaia di metri da casa mia. Se si dovesse realizzare passeremo da una zona naturale e incontaminata a una zona industriale”. L’ingener Manuelli conosce bene il progetto presentato dalla società Tap Ag. Invitato dal Comune di Melendugno, lo ha esaminato e ha scritto il controrapporto assieme ad altri eminenti studiosi. Il controrapporto è stato inviato sin dal novembre dello scorso anno dal Comune di Melendugno al Ministero dell’Ambiente, quando ancora il progetto era in fase di discussione nelle commissioni parlamentari. Oggi è stato approvato con 58 prescrizioni e Galletti, il ministro, è stato perentorio: “Il sito non si sposta”.
“Quando il gasdotto arriverà davanti alla spiaggia”, spiega l’ing Manuelli. “dovrà essere costruito un microtunnel di 1500 metri con l’utilizzo di uno strumento che si chiama “talpa”, che sarà spinta meccanicamente attraverso un pozzo. Siccome la talpa avanza di un metro al giorno, abbiamo calcolato che serviranno almeno sette anni per realizzare il microtunnel anche perché durante la stagione balneare i lavori si dovranno fermare. Inoltre abbiamo visto che le talpe hanno un’autonomia di 500 metri: per percorrerne 1.500 dovrebbero essere scavati tre pozzi e non uno”.
I vigili del fuoco non hanno voluto rilasciare l’autorizzazione. Nei pressi del tracciato vi sono infatti case e persino un albergo residence.
“All’interno del gasdotto tra l’Albania e San Foca e per 42 miglia scorreranno 600 tonnellate di gas ad una pressione di 147 bar. Significa che se succede qualche incidente, malauguratamente la fiammata si espanderebbe per un raggio di 500 metri in altezza e 500 metri in lunghezza e passerebbero giorni e giorni prima di spegnerla. Per spegnere l’incendio causato dal gasdotto di Mazzara del Vallo in Sicilia ci sono voluti due giorni”.
“Ma anche durante il funzionamento regolare del gasdotto sono da mettere in conto, emissioni per così dire fisiologiche di anidride carbonica nell’atmosfera. Per non parlare poi della centrale di depressurizzazione l’impianto di Prt che si costruirà a Melendugno: per le popolazioni vicine di Calimera, Melendugno e Vernole sarebbe come avere una caldaia nella camera da letto”.
Tra la spiaggia e la centrale di depressurizzazione il gasdotto percorrerà 8 chilometri: saranno diventi 1.900 ulivi secolari. Poi, per riallacciarsi alla condotta Snam di Mesagne dovrà necessariamente attraversare i vigneti del Nord Salento, i vigneti del negroamaro, il vitigno che si sta imponento ormai sui mercati internazionali grazie al coraggio e alla voglia di crescere degli imprenditori salentini. Dopo Lecce, dovrà infatti attraversare necessariamente le città di Campi, Salice, Guagnano e San Donaci, la zona di produzione del Salice Salentio dop.
“Se fosse successa una cosa del genere in Toscana con i vigneti del Chianti, sarebbero già arrivati con i cannoni a difendere la propria terra”, dice l’ingegnere Raffaele Scalcione di Leverano, in marcia anche lui. “C’è una strategia per inginocchiare il Salento, proprio ora che è diventato la meta più ambita del turismo italiano. Questo profumo di mirto, queste pietre che lungo le campagne i contadini hanno messo faticosamente l’una sull’altra per costruire i muretti a secco vanno difesi perché rappresentano la nostra storia… una storia unica, che altri ci invidiano”.
Il corteo lambisce uliveti secolari, muretti a secco, passa nei pressi dell’Abbazia di San Niceta, un centro fiorente di arte e cultura dell’anno Mille, dove sono affrescate Madonne con gli occhi a mandorla. E’ questo il tracciato della Tap, scelto perché l’abusivismo edilizio è stato contenuto e perché nessuno si è permesso di costruire case sulla sabbia, praticamente in spiaggia, come invece è accaduto in altri posti del Salento e d’Italia. Per preservare la pineta, che sarà compromessa dal gasdotto, nessuno si è permesso di costruirvi un parcheggio, che pure servirebbe ai tanti turisti che affollano la spiaggia Caciulara San Basilio d’estate. Nessuno si permette di cogliere uno dei tanti gigli selvatici che ricoprono le dune.
Lungo il percorso un contadino, ci chiama e dice: “Posso fare un’intervista? La prossima volta con Renzi ci vendicheremo con la penna”. E fa il gesto di scrivere come se fosse già entrato nell’urna elettorale.
L’ingegnere Nunzia Pagliara, specializzata in gestione aziendale, è venuta da Gioia del Colle per manifestare con i suoi due figli e il marito, tutti a marciare. “Sono nata a Taranto e non voglio che qui si ripeta un’altra Ilva. Questa povera gente ha soltanto il mare. Aiutiamola!”
Dopo otto chilometri e tanto sudore, il corteo arriva a Melendugno e finalmente è in piazza “Sandro Pertini”, dove Grillo apre il comizio: “Oggi la grande politica non è pianificare e programmare, ma dover dire di no alle cazzate che vogliono fare gli altri”. Macchine fotografiche, telefonini e ipad in alto. Qualcuno dietro le quinte tra giornalisti e sostenitori riesce a farsi una foto con lui, gli fa domande lo esorta a non mollare. Grillo ha il merito di aver fatto diventare la questione del gasdotto nel Salento, una questione nazionale. Ci sono la7, i tg nazionali e anche Porta a Porta il famoso programma televisivo di Bruno Vespa su Rai 1 con il suo inviato Mauro Giliberti.
Sul palco si alternano vari esponenti del mondo politico e imprenditoriale. Alfredo Fasiello titolare del lido San Basilio, dove dovrebbe avvenire l’approdo, legge l’articolo di una giornalista di Alessandria, Debora Bergaglio, che dopo aver visto la bellezza della spiaggia, ha scritto sul suo sito (www.buonviaggioitalia.it): “Questo posto è il paradiso. E’ un peccato distruggerlo”.
Conclude il suo intervento piangendo e viene applaudito per oltre 10 minuti, il professore Giuseppe Serravezza noto oncologo di Casarano, presidente della Lega Italiana per la lotta ai tumori. “Sono stato dai Padri cistercensi di Martano. Abbiamo consultato dei libri antichi. Anche nel Medioevo sapevano che se si distrugge l’ambiente, si distrugge la vita di tutti gli esseri viventi e quindi dell’uomo. Un progetto così dovrebbe prevedere oltre al documento di Valutazione di Impatto ambientale anche un Documento di Valutazione di Impatto sulla Salute dell’Uomo. Qui nel Salento noi abbiamo già l’Ilva, Cerano… Sono stanco di incontrare pazienti miei giovani senza capelli …. Un nodo in gola, il professore piange, va via dal palco. La piazza non smette più di applaudire sopraffatta dall’emozione.
L’oncologo: “Sono stanco di curare malati di tumore giovani. Tra Ilva e Cerano, il Salento ha già pagato un prezzo troppo alto.
La marcia dei comitati no tap e no fossil, organizzata prima di incontrare in piazza Grillo, sembra quasi una processione laica. Parte dal lungomare di San Foca. Profumo di mare.
Si snoda attraverso una stradina di campagna, la via vicinale San Niceta, tra ulivi secolari e macchia mediterranea. Profumo di mirto.
E’ la voglia di presidiare il territorio, proprio lungo il tracciato che percorrerebbe il gasdotto se dovesse essere realizzato. Sfilano, giovani e anziani, famiglie con i bambini e molti, molti professionisti. Sono arrivati pullman da Foggia, Taranto, Gioia del Colle, Bari, Terlizzi e Brindisi. La questione Tap non è piombata addosso solo sul Comune di Melendugno, cui appartiene la spiaggia dell’approdo, ma su tutta la Puglia.
“E’ stato scelto questo sito proprio perché incontaminato” spiega l’ingegnere Alessandro Manuelli di Alessandria, che ha lavorato in tutta Europa e ha comprato a San Foca la casa dove viverci per sempre, attratto alla bellezza dei luoghi dove da anni sventola la Bandiera Blu del Fondo sociale europeo per l’ambiente e le Cinque vele di Legambiente. “Sono nato in un paese fortemente industrializzato in provincia di Alessandria. Adesso rischio di ritrovarmi con un gasdotto a poche centinaia di metri da casa mia. Se si dovesse realizzare passeremo da una zona naturale e incontaminata a una zona industriale”. L’ingener Manuelli conosce bene il progetto presentato dalla società Tap Ag. Invitato dal Comune di Melendugno, lo ha esaminato e ha scritto il controrapporto assieme ad altri eminenti studiosi. Il controrapporto è stato inviato sin dal novembre dello scorso anno dal Comune di Melendugno al Ministero dell’Ambiente, quando ancora il progetto era in fase di discussione nelle commissioni parlamentari. Oggi è stato approvato con 58 prescrizioni e Galletti, il ministro, è stato perentorio: “Il sito non si sposta”.
“Quando il gasdotto arriverà davanti alla spiaggia”, spiega l’ing Manuelli. “dovrà essere costruito un microtunnel di 1500 metri con l’utilizzo di uno strumento che si chiama “talpa”, che sarà spinta meccanicamente attraverso un pozzo. Siccome la talpa avanza di un metro al giorno, abbiamo calcolato che serviranno almeno sette anni per realizzare il microtunnel anche perché durante la stagione balneare i lavori si dovranno fermare. Inoltre abbiamo visto che le talpe hanno un’autonomia di 500 metri: per percorrerne 1.500 dovrebbero essere scavati tre pozzi e non uno”.
I vigili del fuoco non hanno voluto rilasciare l’autorizzazione. Nei pressi del tracciato vi sono infatti case e persino un albergo residence.
“All’interno del gasdotto tra l’Albania e San Foca e per 42 miglia scorreranno 600 tonnellate di gas ad una pressione di 147 bar. Significa che se succede qualche incidente, malauguratamente la fiammata si espanderebbe per un raggio di 500 metri in altezza e 500 metri in lunghezza e passerebbero giorni e giorni prima di spegnerla. Per spegnere l’incendio causato dal gasdotto di Mazzara del Vallo in Sicilia ci sono voluti due giorni”.
“Ma anche durante il funzionamento regolare del gasdotto sono da mettere in conto, emissioni per così dire fisiologiche di anidride carbonica nell’atmosfera. Per non parlare poi della centrale di depressurizzazione l’impianto di Prt che si costruirà a Melendugno: per le popolazioni vicine di Calimera, Melendugno e Vernole sarebbe come avere una caldaia nella camera da letto”.
Tra la spiaggia e la centrale di depressurizzazione il gasdotto percorrerà 8 chilometri: saranno diventi 1.900 ulivi secolari. Poi, per riallacciarsi alla condotta Snam di Mesagne dovrà necessariamente attraversare i vigneti del Nord Salento, i vigneti del negroamaro, il vitigno che si sta imponento ormai sui mercati internazionali grazie al coraggio e alla voglia di crescere degli imprenditori salentini. Dopo Lecce, dovrà infatti attraversare necessariamente le città di Campi, Salice, Guagnano e San Donaci, la zona di produzione del Salice Salentio dop.
“Se fosse successa una cosa del genere in Toscana con i vigneti del Chianti, sarebbero già arrivati con i cannoni a difendere la propria terra”, dice l’ingegnere Raffaele Scalcione di Leverano, in marcia anche lui. “C’è una strategia per inginocchiare il Salento, proprio ora che è diventato la meta più ambita del turismo italiano. Questo profumo di mirto, queste pietre che lungo le campagne i contadini hanno messo faticosamente l’una sull’altra per costruire i muretti a secco vanno difesi perché rappresentano la nostra storia… una storia unica, che altri ci invidiano”.
Il corteo lambisce uliveti secolari, muretti a secco, passa nei pressi dell’Abbazia di San Niceta, un centro fiorente di arte e cultura dell’anno Mille, dove sono affrescate Madonne con gli occhi a mandorla. E’ questo il tracciato della Tap, scelto perché l’abusivismo edilizio è stato contenuto e perché nessuno si è permesso di costruire case sulla sabbia, praticamente in spiaggia, come invece è accaduto in altri posti del Salento e d’Italia. Per preservare la pineta, che sarà compromessa dal gasdotto, nessuno si è permesso di costruirvi un parcheggio, che pure servirebbe ai tanti turisti che affollano la spiaggia Caciulara San Basilio d’estate. Nessuno si permette di cogliere uno dei tanti gigli selvatici che ricoprono le dune.
Lungo il percorso un contadino, ci chiama e dice: “Posso fare un’intervista? La prossima volta con Renzi ci vendicheremo con la penna”. E fa il gesto di scrivere come se fosse già entrato nell’urna elettorale.
L’ingegnere Nunzia Pagliara, specializzata in gestione aziendale, è venuta da Gioia del Colle per manifestare con i suoi due figli e il marito, tutti a marciare. “Sono nata a Taranto e non voglio che qui si ripeta un’altra Ilva. Questa povera gente ha soltanto il mare. Aiutiamola!”
Dopo otto chilometri e tanto sudore, il corteo arriva a Melendugno e finalmente è in piazza “Sandro Pertini”, dove Grillo apre il comizio: “Oggi la grande politica non è pianificare e programmare, ma dover dire di no alle cazzate che vogliono fare gli altri”. Macchine fotografiche, telefonini e ipad in alto. Qualcuno dietro le quinte tra giornalisti e sostenitori riesce a farsi una foto con lui, gli fa domande lo esorta a non mollare. Grillo ha il merito di aver fatto diventare la questione del gasdotto nel Salento, una questione nazionale. Ci sono la7, i tg nazionali e anche Porta a Porta il famoso programma televisivo di Bruno Vespa su Rai 1 con il suo inviato Mauro Giliberti.
Sul palco si alternano vari esponenti del mondo politico e imprenditoriale. Alfredo Fasiello titolare del lido San Basilio, dove dovrebbe avvenire l’approdo, legge l’articolo di una giornalista di Alessandria, Debora Bergaglio, che dopo aver visto la bellezza della spiaggia, ha scritto sul suo sito (www.buonviaggioitalia.it): “Questo posto è il paradiso. E’ un peccato distruggerlo”.
Conclude il suo intervento piangendo e viene applaudito per oltre 10 minuti, il professore Giuseppe Serravezza noto oncologo di Casarano, presidente della Lega Italiana per la lotta ai tumori. “Sono stato dai Padri cistercensi di Martano. Abbiamo consultato dei libri antichi. Anche nel Medioevo sapevano che se si distrugge l’ambiente, si distrugge la vita di tutti gli esseri viventi e quindi dell’uomo. Un progetto così dovrebbe prevedere oltre al documento di Valutazione di Impatto ambientale anche un Documento di Valutazione di Impatto sulla Salute dell’Uomo. Qui nel Salento noi abbiamo già l’Ilva, Cerano… Sono stanco di incontrare pazienti miei giovani senza capelli …. Un nodo in gola, il professore piange, va via dal palco. La piazza non smette più di applaudire sopraffatta dall’emozione.